Lettera: risposta sul blocco degli sfratti

  •  Invio il testo della lettera da me spedita al Senatore Cosimo Ventucci, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, contenente alcune considerazioni sulla proroga del blocco degli sfratti.
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Spett. Associazioni, Vi invio il testo della lettera da me spedita in data 06/08/2003 al Senatore Cosimo Ventucci, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, contenente alcune considerazioni in funzione della sorprendente risposta del Senatore stesso ad una mia domanda sulla proroga del blocco degli sfratti, nel corso della trasmissione "Speciale Meeting" del 22/07/2003 sull'emittente televisiva "La8".

Ritengo che sia doveroso mettere al corrente quanti interessati dal provvedimento del blocco degli sfratti dell'opinione che ha al riguardo l'egregio Senatore Ventucci, di FI. Anticipo sin d'ora che provvederò, in un prossimo futuro, ad inviare all'Onorevole Berlusconi ed a Voi il campionario delle risposte ricevute da esponenti politici dell'attuale maggioranza a seguito della mia proposta di emendamento al decreto sul blocco degli sfratti a Voi inviata in precedenza. Questo perché considero importante che gli elettori conoscano con chiarezza le reali posizioni degli esponenti politici che sono chiamati a votare.

Ringrazio per l'attenzione ed invio distinti saluti.

Massimo Caporaletti

Testo della lettera inviata al Senatore Ventucci (FI):

Al Senatore Cosimo Ventucci (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Senato della Repubblica - Palazzo Madama - 00186 ROMA)

Egregio Senatore, colui che Le scrive è il telespettatore che Le ha telefonato nel corso della trasmissione "Speciale Meeting" che si è svolta nel corso della serata del 22/07/2003 sulla rete "La8", e che Le ha posto una domanda sul Decreto relativo al blocco degli sfratti.

Innanzitutto La ringrazio della risposta, ma mi permetto di richiedere la Sua attenzione in merito alle seguenti considerazioni sulle Sue affermazioni. Nalla mia premessa avevo ben specificato che il problema riguardava categorie disagiate di inquilini, ed avevo evidenziato che senza un opportuno intervento non sarebbe stato possibile avere una soluzione del problema né tra 12, né tra 24 e né tra 36 mesi. Al riguardo, Lei ha "semplicemente" commentato che si trattava di casi particolari ed in numero limitato: 26.400 su 57 milioni di abitanti.

Mi permetto di farLe notare, egregio Senatore, che un fenomeno che investe 26.400 famiglie di inquilini, più le famiglie dei proprietari, è un fenomeno che coinvolge almeno centomila abitanti! Cioè l'intera popolazione di una media città capoluogo di provincia italiana. E' davvero convinto che centomila abitanti sia una quantità trascurabile? Nel corso del mio intervento, inoltre, avevo affrontato il gravissimo problema della completa mancanza del Diritto, in quanto non si sta dando corso a contratti liberamente sottoscritti ed a sentenze di Giudici della Repubblica. Lei ha completamente ignorato questo punto.

Infine Le avevo posto il problema del diritto del proprietario che necessita dell'immobile, perché è innegabilmente contrario ai principi della Costituzione laddove si afferma che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. (Art.3) ", il fatto che il diritto alla casa sia riconosciuto solo per l'inquilino e non per il proprietario, che paga le tasse.

Lei ha completamente ignorato anche questo punto. Però mi permetta di invitarLa fortemente a riflettere al riguardo, perché seppure queste situazioni siano in numero ridotto ed estremamente limitato rispetto ai 26.400 sfratti totali, esse costituiscono gravissime criticità sociali completamente e colpevolmente dimenticate dal provvedimento governativo di proroga del blocco. Ma la cosa più sorprendente è stato il seguito della sua risposta. Da una personalità che siede nel Senato della Repubblica, e che riveste il ruolo di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, ci si sarebbe aspettata una risposta del tipo: ". stiamo prendendo i seguenti provvedimenti che ci porteranno a ridurre i casi di blocco degli sfratti al numero x entro la data tale, per poi arrivare al numero y entro l'anno tizio ed a risolvere il problema entro la data caio.".

Invece, dopo la considerazione sui numeri, il Suo commento nei miei confronti, e nei confronti di tutti coloro i quali sono nella mia situazione, è stato: ". si rivolga al suo Vescovo per una parola di conforto."! Grazie a Lei, egregio Senatore, si è scoperto che l'attuale Governo ha inventato la carità cristiana forzata! Ora mi permetto di farLe notare, egregio Senatore, che la carità cristiana dovrebbe essere individuale, potrebbe non essere di tutti e comunque dovrebbe essere lasciata alle coscienze della gente, non divenire principio di governo.

La soluzione pratica di problemi sociali, invece, questo sì che dovrebbe essere programma di governo! E se davvero si tratta di categorie di persone che necessitano di aiuto sociale, sarebbe il caso che le Istituzioni adottino provvedimenti seri e reali e non lascino tutto sulle spalle di pochi privati costretti alla carità cristiana, senza soluzione di continuità. Credo che a valle delle Sue parole siano inutili commenti e tantomeno speranze relativi ad eventuali volontà o piani governativi per risolvere il problema.

L'unica cosa che ci sarebbe da chiederLe è: cortesemente, potrebbe sapere il mio Vescovo fino a quando dovrà consolarmi? Spero che almeno Lui sia degno di una risposta.

Infine Le ricordo che dal lontano 1991 io e la mia famiglia stiamo sostenendo caritatevolmente la nostra inquilina, con grave danno nei nostri stessi confronti, per via delle spese relative a tasse, accessi dell'Ufficiale Giudiziario, condominio, avvocati ecc., ed a fronte di una nostra necessità e della mancanza anche del più misero rimborso relativo ad un vero e proprio esproprio di tipico stampo vetero-comunista.

Ma, egregio Senatore, io sono disposto a crederLe! Ed allora, poiché penso che Lei sia convinto che sia un bene aiutare famiglie indigenti, che sia un bene fare questo per solo spirito di carità cristiana senza alcun aiuto anche in caso di necessità propria, e che abbia anche Lei un Vescovo in grado di dirLe una parola di conforto, e poiché penso anche che la mia parte dal 1991 ad oggi possa considerarsi più che sufficiente, mi aspetto che Lei mi contatti e che caritatevolmente mi subentri in qualche modo nel sostentamento della mia inquilina. Quale prova migliore per mostrare praticamente le Sue convinzioni e la Sua coerenza e rettitudine morale? In attesa di un Suo cortese riscontro, Le invio distinti saluti

Massimo Caporaletti (un cittadino che chiede il diritto alla PROPRIA casa)