INVIM

Tanti anni fa lo Stato per incamerare soldi dai proprietari di casa che decidevano di vendere la loro casa, inventò l' invim che significa: imposta sull'incremento di valore degli immobili.

Devi sapere che tanti anni fa, investire nel mattone era considerato un buon investimento, l'inflazione galoppante si mangiava il valore dei soldi, invece il mattone si valorizzava, cioè riusciva a tener testa all'inflazione.

Allora il Governo di quei tempi pensò che non era giusto che fosse soltanto il proprietario a spartirsi la torta di questa ricchezza, ma doveva farne partecipe anche lo Stato ed inventò l'INVIM.

L'invim la paga il venditore quando incassa i soldi della vendita. Il calcolo è complicato. Ci vuole un notaio per sviscerare tanto virtuosismo fiscale.
Calcolare l' INVIM è un'esperienza entusiasmante che bisogna provare a fare almeno una volta nella vita. Non si è veri proprietari di casa se non si è provato almeno una volta nella vita a calcolare l'invim.

Le imprese che possedevano immobili dovevano pagare ogni dieci anni l'INVIM decennale. Poi hanno inventato l'ici e hanno deciso che per ora bastava e hanno congelato l'invim che però bisogna continuare a pagare per i dieci anni successivi dall'introduzione dell'ICI, altrimenti che invim decennale è.

Praticamente se io ho comperato una casa 20 anni fa e l'ho pagata 50 ed ora la vendo a 100, sulla differenza di valore cioè sull'incremento di valore devo pagare la tassa.

Poi ci sono casi in cui il venditore può permettersi di pagare l'invim al 50%, quando l'acquirente compra l'immobile per adibirlo a prima casa.

Nel calcolo dell'invim bisogna tener conto del valore iniziale. Al valore iniziale si sommano le spese notarili e le spese incrementative con onere della prova, cioè le spese per miglioramenti e ristrutturazioni, ma non le spese di manutenzione, guai!

Poi c'è il valore finale. E su questo ci sarebbe da fare un romanzo.

Il valore finale è il prezzo a cui viene venduto l'alloggio, è il valore di realizzo, è il valore dichiarato dalle parti nell'atto di compravendita. Si fa riferimento al valore dell'immobile al 31/12/1992 ricavato dai parametri catastali se la vendita avviene dopo tale data.

Siccome molti cercavano di fare i furbi dichiarando valori fasulli, molto più bassi del reale, il fisco pensò di fissare dei valori standard di riferimento sotto i quali scattava l'accertamento automatico. I valori standard erano dettati dai parametri catastali.

Nel calcolo dell'invim occorre trovare il valore di riferimento: bisogna fare un calcolo particolare che qui lo risparmiamo, ma se qualcuno è interessato e lo vuole sapere, ci scriva che lo mettiamo giù. E' un'esperienza esaltante, magica! Generazioni intere di notai l'hanno fatto e sono sopravvissuti.

Poi ci sono gli scaglionamenti:

  • fino al 20% del valore di riferimento, l'aliquota va dal 3% al 5%
  • dal 20% al 50% del valore di riferimento, l'aliquota va dal 10% al 15%
  • e via di seguito ....
  • oltre il 200% del valore diriferimento, dal 25% al 30%

Le aliquote che si applicano sono poi sempre quelle massime.

Se poi ci sono casi di costruzione, demolizione e ricostruzione bisogna rompersi la testa in un altro modo.

Lo Stato insegna: se cercate di speculare sulla compra/vendita immobiliare, toglietevelo dalla testa, è meglio che vi dedichiate all'ippica, al superenalotto, al bingo, lì avete più probabilità di tentare il colpo miliardario.

Una buona notizia: dal primo gennaio 2002 l'INVIM non si paga più. La soppressione dell'imposta è stata decisa nella finanziaria 2002.


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